Ho parlato di regno dei cieli, l’ultima volta. Quello che le mamme meriterebbero d’ufficio anche solo per tutto quello che fanno. Bene o male. Bene e male.
Oggi parlerò di pazienza. Santa pazienza, come ironizzava mia mamma, pazientemente…E ora capisco bene perché a un certo punto della mia vita, verso i 15-20 anni, ho iniziato a sentire, senza capire, una frase… “La pazienza? Esaurita!” borbottava mia mamma. “Non ce n’è più. L’ho consumata tutta”. E io pensavo: è invecchiata, si capisce, ripete questa tiritera della pazienza ogni volta che è stanca. Chissà poi quanta pazienza avrà usato…non sarà un po’ esagerata?
Nooooooooooooooo. Non esagerava. La pazienza rende pazzi (e notate bene che l’etimo è lo stesso: patire. Ovvero soffrire). Io sono agli inizi della carriera mammesca, ma sono già impazzita per la pazienza e mi spazientisco più facilmente di quanto mi riprometto di fare.
A. ha due anni e mezzo. Vive la fase che nei Paesi anglosassoni chiamano i terrible twos! i terribili due..un delirio! Aggiungeteci la sorellina che gli ha scombussolato l’universo..e avrete una mistura micidiale per mandare qualunque madre al manicomio.
La pediatra dice: “mi raccomando signora. So che non è facile. Ma deve portare PAZIENZA. Anche quando le scappano le male parole i mala gesti, si trattenga. Non serve. Non aiuta. Lei deve incarnare la bontà in persona. Il piccolo sta vivendo una fase di regressione: la sorellina, sa, gli ha tolto le attenzioni che erano tutte sue. E lui, per vendicarsi, fa capricci, dispetti. L’unico modo di andare avanti è distrarlo. Inventare storie, preparare per tempo oggetti e giochi che lo distraggano. Basta un momento, e poi passa”.
Vero. Confermo che arrabbiarsi è inutile. L’unico risultato che si ottiene è che va in risonanza e aumenta ancora di più capricci, urla e pianti. Vero, vanno distratti. Vero, vanno coccolati. Vero, vanno curati e protetti come dei cuccioli che sono piccoli e indifesi. Vero, bisogna ignorarli se esagerano e portare pazienza. Pazienza. Pazienza. Pazienza. Tutto verissimo. Ma a me sono bastati due giorni di bontà per rincoglionirmi, passatemi la volgarità.
Perché lui, il piccolo demonio, si accorge che si è aperta una falla. E allora provoca ancora di più. Ti mette alla prova. Sperimenta fino a che punto può arrivare. E allora oggi, dalle 4 e mezza in avanti, dopo che sono andata al nido a prenderlo, ha messo in atto almeno 6 provocazioni pesanti. E alla prima, porti pazienza. Alla seconda, pure, e ti inventi una storia. Alla terza tiri fuor l’arma segreta, il gioco dei desideri di questo periodo: la matrioska. Alla quarta, però, inizi a dare segni di nervosismo e lo minacci: se non la pianti vai subito a letto e la mamma non gioca più con te. Errore gravissimo! Le minacce, forse, funzionano quando sono più grandi. Ma a due anni li fomentano e basta. A un certo punto le mani cominciano a pruderti violentemente e vorresti tanto dargli lo sculaccione che si merita. Ma resisti. “La bontà in persona, ti ripeti”. E per evitare danni lo metti a letto, dolcemente, gli canti persino la ninna nanna, coscine di pollo.
Sai già che domani mattina alle 7 comincerà a chiederti latte, foto, ciuccio, giochi, spazzolino, no il pannolino no, no i denti no, no le scarpe no, no no no no no no no. Pazienza, mamme. Santa pazienza.
Lo so che fai fatica, doppia tripla anche quadrupla vista tutta la pazienza di cui ti devi armare. Lo vedi che strano: si dice “armarsi” di santa pazienza. E invece uno sente di essere proprio disarmato di fronte ai piccoli tremendi provocatori. O no?
🙂